Lei è #ShailinAsadollahi, una regista iraniana dissidente arrestata ieri, 23 novembre, a #Istanbul. #Asadollahi è rinchiusa nel Centro di rimpatrio di #Silivri (#GGM) e rischia di essere deportata in #Iran. Se #Shailin fosse deportata in #Iran, la vita dell’attrice sarebbe in grave pericolo. #ShailinAsadollahi è una regista e attrice teatrale e cinematografica, lavora anche come traduttrice di persiano e turco. Ha lavorato come interprete per molti registi in occasione di eventi tenutisi all’Ankara Film Festival e alla Cinemateca di Istanbul. Era giunta in #Turchia per trovare protezione

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Cento volte Giulia Cecchettin: l’illustrazione con i nomi delle donne uccise nel 2023

Nel 2023 i femminicidi hanno superato la tripla cifra e continuano a crescere. Da Martina, uccisa dall’ex a Francesca, lo stesso giorno della giovane di Vigonovo Sempre più donne sono vittime della violenza di uomini

Cento nomi. Cento date. Dal 2 gennaio al 18 novembre, ecco l’elenco delle donne uccise in Italia nel 2023. Una media che fa rabbrividire: una vittima ogni tre giorni.

Abbiamo creato questa illustrazione con il volto di Giulia Cecchettin per mostrare subito cosa significa femminicidio oggi in Italia. L’abbiamo pubblicata sul nostro giornale cartaceo con il titolo “Cento volte Giulia”.

Cento è solo un numero, che da Giulia è continuato a crescere: potrebbe aver già superato quota 105, ma un calcolo preciso si perde tra le notizie di cronaca e alcuni casi non segnalati. La lista che abbiamo usato è quella del sito femminicidioitalia.info. Ma cento sono anche le storie e le vite di altrettante donne, ragazze e bambine.

Vittime di femminicidi, quasi sempre uccise da uomini, loro amici, parenti, fidanzati, mariti. Ben 82 sono state uccise in ambito familiare/affettivo. Di queste, secondo i dati del Ministero dell’Interno, 53 hanno trovato la morte per mano del partner o di un ex.

Fissiamo questo elenco, dovremmo tenerlo sempre a mente. Dovrebbe essere il nostro specchio dell’indicibile. “Nostro” intendo di ogni essere umano, ma soprattutto di ogni uomo. Perché per troppo tempo abbiamo parlato di femminicidio senza analizzarne le origini culturali e identitarie, il rapporto della violenza con i rapporti patriarcali tossici che ogni giorno influenzano le nostre relazioni.

Parliamone. Non lasciamo cadere nel silenzio la morte di Giulia. Facciamo rumore, come l’hanno fatto gli amici e i compagni di università della ventiduenne. Non minuti di silenzio, ma rumore, parole, dibattiti. Abbiamo una responsabilità collettiva nei confronti dei nostri simili e delle nostre simili.

In questi giorni sui social e alle manifestazioni vengono citati due versi di un testo di Cristina Torres-Cáceres, architetta e attivista femminista peruviana.